Le recenti restrizioni non hanno fermato la verve creativa degli studenti di CPO. All’interno del corso di Computer Grafica, svoltosi a distanza come tutti gli altri corsi dell’ateneo, è stata organizzata una challenge per la creazione di un logo e per la realizzazione di un manifesto promozionale per un gruppo musicale. Le attività sono state svolte su base volontaria e al di fuori delle ore di lezione. La particolarità di questo progetto parte dal committente, perché egli stesso è uno studente CPO: Matteo Mussoni, che, insieme con Gabriele Nizzoli, compone il duo Discoplex. Nonostante la giovane età, Matteo e Gabriele sono già affermati producer nel mondo della House Music, e vantano già collaborazioni importanti con importanti nomi del settore come Robbie Rivera.
Nella fase preparatoria alle lezioni e durante le pause, si animava l’aula digitale con un intrattenimento musicale, e durante una di quelle pause è venuta fuori la passione per la musica da parte di Matteo, che non è passata inosservata agli occhi del docente del corso (Guido Capanna Piscè) – che ha deciso di integrare la realizzazione e la consegna degli esercizi necessari al completamento del corso con una simulazione delle fasi di lavoro tipico delle agenzie di comunicazione.
Gli studenti sono stati organizzati in gruppi di lavoro, a ciascuno dei quali è stato assegnato il compito di consegnare degli elaborati collettivi (in questo caso il nuovo logo del duo Discoplex) e degli elaborati individuali (l’ideazione di un manifesto relativo a un’ipotetica serata fatta dal gruppo presso una discoteca).
Parallelamente si sono tenuti lezioni e seminari preparatori per il lavoro, grazie alla collaborazione dall’ex alumno Francesco Li Petri, e revisioni dei lavori per gruppi utilizzando le tecnologie messe a disposizione dall’Ateneo.
La partecipazione è stata quasi totale da parte degli studenti e la produzione ha sorpreso positivamente il duo che non si aspettava così tante idee e qualità.
Dopo una preselezione da parte di Matteo e Gabriele, i migliori quattro manifesti sono stati messi al voto sulla piattaforma blended. Il manifesto più votato è stato quello di Assunta La Rocca. Gli altri finalisti sono Edoardo Morandi, Mattia Tabanelli e Michael Tosi. Per questo riguarda il logo, quelli che hanno colpito maggiormente il duo sono quelli del gruppo Oasis (Michela Marcuccini, Gioele Fiorini, capogruppo Moreno Pasotti), Pink Floyd (Valerio Parissi, Leonardo Torta, Edoardo Coco, Pasquale Vitobello, capogruppo Arianna Anastasia Scaduto) e il gruppo Doors (Semmy Eline Storm, Sofia Marcheggiani, Ginevra Orazi, capogruppo Assunta La Rocca). I loghi sono stati votati anche grazie ad una challenge pubblicata sui canali social ufficiali del duo.
Probabilmente un progetto nato dal corso CPO potrà rappresentare Discoplex nei futuri festival europei. Un’ulteriore testimonianza della qualità del lavoro svolto dalla COLONIA della comunicazione.
“Ragazzi non ci crederete, ma avete vinto!” Certe notizie arrivano quando meno te lo aspetti. E in quell’istante ci scorrevano davanti agli occhi tutte le pagine dei libri studiati, le ore di lezione, le 3 di notte a disegnare bozze per lo storyboard pur non avendo mai fatto illustrazioni, l’adrenalina e l’ansia di consegnare il pacco alle poste prima della scadenza, i brain storming e gli uragani di idee in cui ci siamo immersi a capofitto negli ultimi mesi.
Ebbene, in occasione del Festival dei 2mondi di Spoleto, il 12 Luglio abbiamo dato onore ai nostri sacrifici e reso dignità alla nostra passione. La soddisfazione nei nostri occhi, quel giorno, raccontava tutto questo, con la voce che tremava come l’incertezza se quello fosse o meno un sogno.
Tutto questo grazie all’associazione Paolo Ettorre – Socially Correct, che da anni porta avanti la vocazione di un uomo che si è distinto nel mondo della pubblicità per il suo spessore culturale, la sua infinita curiosità e il forte interesse per i problemi che riguardano la società.
Alessandro Bongermino (Art Director) e Chiara Fasolino (Copywriter) insieme al Prof. Marco Livi il giorno della premiazione a Spoleto
L’ASSOCIAZIONE PAOLO ETTORRE – SOCIALLY CORRECT
Ad oggi, la famiglia Ettorre e l’agenzia Saatchi & Saatchi in Italia si fanno portavoce di questa empatia, che è la virtù, il valore-garanzia per instaurare un contatto con il pubblico e creare una relazione fondata sulle emozioni, il coinvolgimento della mente e dell’animo. Per essere ricordati oltre il tempo di uno spot e i confini di una campagna. È importante riconoscere come un’agenzia-icona dell’Advertising, riconosciuta tra le più importanti a livello mondiale, si faccia patrocinatrice di un’iniziativa meritocratica, che premia giovani in tutta Italia per la realizzazione concreta di progetti, permettendo loro di inserirsi – ancora nel corso della loro carriera universitaria – all’interno di un’importante realtà lavorativa, dando loro la possibilità di far parte di un team di esperti, di acquisire esperienza e dare il meglio di se stessi nel concretizzare una passione.
L’UNIVERSITA’ DI URBINO CARLO BO E “CPO”
Sin dal primo giorno in cui ci è stato comunicato il concorso, io e Alessandro Bongermino ci siamo detti “lo facciamo?” e ci siamo lanciati a capofitto in questa sfida, una scelta dettata dall’impulso legato alla consapevolezza che entrambi avevamo le basi giuste per poter gareggiare dignitosamente. Studiare all’Università di Urbino Carlo Bo e in particolare far parte del Corso di Laurea in “Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni” (CPO) è stato un grande aiuto per crescere a livello formativo e come individui della società di cui siamo parte e del mondo che abitiamo. Ogni lezione seguita non è mai stata una semplice e passiva lezione frontale, ma un’occasione di dibattito, di messa in gioco delle nostre capacità critiche e delle nostre abilità pratiche, dai corsi più teorici ai laboratori. La competenza di professori sociologi ed esperti di marketing e comunicazione e la componente attiva di ciascun corso ci hanno permesso di acquisire una maggiore cultura e sensibilità, nonché di allargare i confini della nostra mente, senza forzarci a schemi di pensiero ma insegnandoci ad avere una visione delle cose che si alimenta di più prospettive. Sono queste le basi che più conserviamo per la futura carriera di creativi a cui aspiriamo; sono le fondamenta in cui confidiamo per generare mondi e connessioni tra mondi nella nostra mente e originare qualcosa di nuovo e di realmente utile. Io e Alessandro – in qualità di copywriter e art director – non abbiamo mai scisso i nostri ruoli, ma abbiamo lavorato in sincronia e sintonia, fondendo pensieri visivi e verbali, cercando di arrivare a comunicare un messaggio che fosse coerente dal punto di vista dello sguardo e della lettura perché potesse essere di impatto, qualcosa su cui ci si sofferma a riflettere.
IL NOSTRO PROGETTO
La nostra proposta di campagna, in linea con il brief e gli obiettivi del concorso, mira a sensibilizzare gli individui sulle conseguenze che il gioco d’azzardo comporta nella vita sociale e familiare. Alla luce delle conoscenze acquisite attraverso lo studio, abbiamo voluto far leva su un insight che esiste da sempre nella vita delle persone: il bisogno di appartenenze, di legami con gli altri, del senso di “casa”, che è cruciale in ogni individuo, al pari del suo bisogno di differenziazione. Alla luce di ciò, abbiamo voluto evidenziare il modo in cui la dipendenza da gioco d’azzardo porta l’individuo ad auto-escludersi dai rapporti familiari, dalle relazioni sociali e ad estraniarsi dalla realtà, ritrovandosi così solo e privo di tutto ciò che gli è caro. Con l’avanzare dei mesi, abbiamo scavato a fondo questa problematica e ci siamo avvicinati sensibilmente al tema, dapprima ignari di tutte le conseguenze del disturbo da gioco d’azzardo e di quanto quest’ultimo possa essere considerato pari a qualsiasi altra dipendenza da sostanze o da alcool. È una tematica che abbiamo fatto nostra e forse questa è stata una delle prime ragioni per cui, dopo esserci informati e aver fatto un’analisi accurata, in un secondo momento non riuscivamo a smettere di produrre idee. La nostra mente lavorava a 500 km/h e con il costante supporto del professor Livi siamo riusciti a darci un freno, a fare una selezione delle proposte più efficaci per poter poi dar vita a un progetto coerente nelle sue parti.
Avremmo potuto concentrarci su svariati tipi di gioco d’azzardo, ma abbiamo preferito tra tutti il gratta e vinci, perché il più acquistato, accessibile e dalla presunta possibilità di vincita immediata. Assicurato minimo sforzo, illusorio massimo risultato. Abbiamo voluto così rappresentare la maniera in cui un gesto apparentemente banale e semplice, come il grattare con una monetina un gioco a premi, presenti in realtà forti ripercussioni a livello sociale, economico e psichico. Abbiamo deciso di puntare ad un visual più forte di simboli, in contrapposizione ad un headline più semplice, chiaro, immediato, rispettando un tono di voce istituzionale, che fosse severo ma al tempo stesso morbido, perché potesse fungere da sincera avvertenza e consiglio, da presa di coscienza della realtà per chi si sente chiamato in causa, piuttosto che da accusa o attacco offensivo. L’immagine rappresenta un’istantanea di una famiglia nel giardino di casa: la donna/moglie, il bambino/figlio e la casa nella foto risultano “grattati” come i simboli di una comune schedina; sotto le figure grattate, compare la scritta “non hai vinto ritenta”, a simboleggiare che il soggetto, mentre spende il suo tempo a giocare, sta perdendo quanto ha di più prezioso.
Alessandro e Chiara alla consegna del premio Socially Correct
L’AZZARDOPATIA
Come la dottoressa Mainolfi – dirigente Comunicazione del Ministero della Salute – e gli altri esperti psicoanalisti hanno discusso nel dibattito tenutosi in occasione della premiazione, i numeri da sempre fanno parte della vita dell’uomo. Si interpellano i numeri per cercare di dare un ordine dall’esterno al disordine che l’uomo prova all’interno. Da che esiste la cultura e le società, esistono i numeri. Si scandiscono i giorni della settimana, si scandisce il tempo, si definiscono le stagioni e si gioca coi numeri, tentando “la sorte”. Tentando di dare un senso a ciò che non ha senso. Per ricevere un bagliore di luce lì dove tutto appare oscuro. Da che esistiamo, cerchiamo stratagemmi per trovare risposte a enigmi impossibili da risolvere. E ci convinciamo di tali risposte. Ci affidiamo al caso, alla fede, alla fortuna. Ci ossessioniamo quando c’è qualcosa in noi che vacilla, e cerchiamo di trovare un equilibrio, di riassestarci, di tappare buchi. Diventiamo dipendenti, al punto da non saper più trovare il controllo da soli, ricercandolo in qualcosa al di fuori di noi.
Ecco che una campagna Socially Correct come questa sull’azzardopatia intende riportare alla realtà chi ne soffre, a una realtà che gli si sta sgretolando tra le mani, al di fuori della coscienza e della razionalità. È una campagna che intende far luce su questa coscienza attraverso precise parole incisive e immagini che attraversino lo sguardo per arrivare direttamente all’animo, modificando disposizioni mentali e comportamenti durativi nel tempo. Questo è il lato più umano della pubblicità, che, se riesce nel suo obiettivo, può fare del bene al mondo.
Abbiamo appreso con grande soddisfazione che Alessandro Bongermino e Chiara Fasolino, studenti Cpo che hanno partecipato alla 12° edizione del CONCORSO SOCIALLY CORRECT 2019
Complimenti a Chiara e Alessandro che hanno partecipato con coraggio e impegno, dimostrando di potercela fare, e al prof. Marco Livi che li ha accompagnati alla vittoria!
Il 2017 è stato l’anno della 25° edizione di Fano Jazz By The Sea, il festival musicale che ogni estate porta nella città i più grandi musicisti jazz del panorama italiano e internazionale. Tranne che per una sfortunata serata in cui una bufera di pioggia e vento ha colpito la Rocca Malatestiana, la manifestazione è stata un successo senza precedenti, grazie all’infaticabile staff di Fano Jazz Network.
L’attività promozionale del festival è stata costante e, sulla scia degli anni scorsi (QUI il resoconto dell’edizione 2016), a celebrare le Nozze d’Argento tra Fano e il Jazz By The Sea sono stati anche gli studenti del corso di Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, grazie all’ormai consolidata collaborazione tra l’università e Fano Jazz Network.
Oltre 10 sono stati i gruppi di studenti che hanno presentato le loro proposte per la campagna di comunicazione della 25° edizione di Fano Jazz By The Sea, di cui soltanto uno vincitore, formato da noi due: Andrea Careddu e Mariachiara Montebello.
La nostra proposta
Il modo migliore per raccontare la nostra esperienza è partire da ciò che abbiamo proposto. La nostra campagna non è stata particolarmente innovativa: abbiamo cercato di andare incontro alle esigenze del cliente, proponendo contenuti che fossero in linea con un’edizione elegante e abbastanza sobria come la numero 25.
La proposta da noi avanzata è stata piuttosto fortemente basata su un attento studio dei festival concorrenti, dei contenuti che per loro sono stati più performanti, della quantità di pubblicazioni da proporre, senza perdere di vista le tendenze dei social media. Tendenze che, inevitabilmente, portano sempre più verso i contenuti visuali, dunque immagini e video.
Abbiamo perciò proposto una campagna storica che ha ripercorso le edizioni del festival dal 1993 ad oggi: 24 tappe di un viaggio raccontato con cadenza regolare per accompagnare il pubblico sino a quest’anno: la 25° edizione di Fano Jazz By The Sea.
Il Festival
Non è mai semplice essere parte di un gruppo di lavoro. Non è facile essere parte di un gruppo di lavoro che si forma da zero, è ancora meno semplice integrarsi nei meccanismi di un gruppo di lavoro già consolidato. Nonostante qualche difficoltà iniziale, abbiamo imparato giorno dopo giorno a relazionarci al meglio con lo staff di Fano Jazz Network, e dopo poco tempo siamo stati in grado di renderci praticamente autonomi nella creazione, nella gestione e nella pubblicazione dei contenuti.
Un festival del genere deve essere comunicato abbondantemente durante il suo svolgimento, senza però esagerare. Perciò abbiamo cercato di utilizzare al massimo le piattaforme più adatte ai contenuti visuali: Facebook (soprattutto video e video in Diretta) e Instagram (anche qui video e, nonostante il loro essere temporanee possa scoraggiare, Instagram Stories).
Il tutto, ovviamente, con la giusta dose di divertimento e godimento del festival, e delle decine di artisti di grande spessore che si sono alternati tra le varie location di Fano Jazz By The Sea 2017.
Risultati: qualche numero
Lavoro non è solo impegno, serenità e divertimento. Lavoro è anche – giustamente – il risultato che lo stesso lavoro porta. Perciò ecco, in conclusione della nostra esperienza, qualche dato sulle performance dei social durante i giorni del Festival. Una premessa è d’obbligo: non tutti i post pubblicati durante la manifestazione sono stati una nostra idea, visto che i post da noi proposti, prima e durante il festival, si sono dovuti integrare con una programmazione preesistente e indipendente dalla collaborazione tra Fano Jazz Network e CPO.
Su Facebook abbiamo avuto una copertura ottima, con oltre 260 mila persone raggiunte. I 126 post sono stati condivisi in media 3 volte con 23 apprezzamenti/reactions. L’engagement è stato dell’1,28%. Il contenuto più performante è stato il video timelapse del riempimento della Rocca Malatestiana in occasione del concerto di apertura del festival, di Michael Nyman, il 23 luglio.
Su Instagram le performance sono state qualitativamente superiori. Oltre 22 mila persone raggiunte, media di 40 like per post, engagement del 8,79%. Anche su Instagram, i contenuti più performanti sono video.
Risultati che rispecchiano quelli raggiunti in termini di vendita dei biglietti, di partecipazione del pubblico alle attività del Jazz Village, e, soprattutto di entusiasmo, ingrediente essenziale per assicurare il futuro di un festival che cresce e si rinnova di anno in anno e che non vede l’ora di stupire ancora il suo pubblico nella prossima edizione 2018.
La stretta collaborazione tra Fano Jazz Network e il corso di Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni costituisce ogni anno un banco di prova per gli studenti e una importante occasione di rinnovamento per l’organizzazione del festival Fano Jazz By The Sea. Tra i tanti lavori proposti dagli universitari, due sono stati i progetti scelti come vincitori: la campagna “JazzInOnda” (di Giulia Gattuso, Giulia Pellizzer, Antonio Percolla, Fabrizio Perra, che comprendeva un piano di Social media marketing e Social media strategy) e il videoclip promozionale messo a punto da Adele Biagioni e Miranda Riva. Anche quest’anno grande attenzione è stata prestata alle opportunità di promozione attraverso i canali social: per questo motivo proviamo a riassumere gli elementi chiave delle attività messe in atto.
– L’utilizzo delle nuove feature e dei nuovi strumenti pubblicitari: «Quando abbiamo presentato il progetto, siamo riusciti ad attirare molta curiosità sugli strumenti del Facebook Canvas e del Facebook Live. In quel periodo erano due novità assolute e abbiamo lavorato parecchio per trovare il modo migliore di utilizzarli e soprattutto di integrarli tra gli altri strumenti di sponsorizzazione e gli altri tipi di post. Abbiamo avuto una buona collaborazione e scambio di idee con l’organizzazione del festival e ciò ci ha permesso di raggiungere dei buoni risultati» – commentaAntonio Percolla. – La pianificazione, prima di tutto: «Oltre al pomeriggio e alla sera in cui si svolgevano tutti i concerti e le attività del festival lavoravamo la mattina e nel primo pomeriggio per programmare i contenuti. Oltre a quelli promozionali e informativi, su Instagram e Twitter abbiamo optato per il repost di contenuti creati dagli utenti. Questa scelta si è rivelata vincente e ci ha aiutato a capire su quali strategie puntare apportando modifiche, quasi in tempo reale, al piano editoriale prefissato» – ci racconta Giulia Pellizzer.
– Ogni contenuto sulla piattaforma più adatta: «Ogni giorno raccoglievamo tantissimi contenuti e non avrebbe avuto molto senso condividere gli stessi post nei diversi canali social: ciò al contrario ci avrebbe fatto passare per un festival povero di contenuti. Oltre all’engagement previsto abbiamo usato come criterio il tono tipico delle diverse piattaforme: ad esempio Instagram ci ha dato la possibilità di proporre dei contenuti dal tono più informale. Pur avendo dei post prefissati, la città di Fano e il festival offrivano ogni giorno nuovi spunti da integrare nel nostro flusso comunicativo. Ed è stato davvero un peccato che non ci fosse ancora la feature delle instagram story» – spiegain dettaglio Giulia Gattuso.
– Condividere “il bello della diretta” con il pubblico: «Dare la possibilità di partecipare, seppure virtualmente con gli strumenti di Facebook Live, Vine e del livetweeting agli eventi in programma di Fano Jazz By The Sea è stata la vera grande novità del festival. In molti ci hanno ringraziato per questa iniziativa e speriamo che ciò possa inserirsi in maniera definitiva nella strategia del Festival» – conclude Fabrizio Perra.
Raccontare uno dei festival jazz più importanti in Italia utilizzando la forza delle immagini oltre quella della musica. È stata questa la sfida che ha permesso a Stefano Usai, Lucio Ricci, Cristina Zecchi e Elisa Peruzzi di vincere il contest della Colonia della Comunicazione e occuparsi di accrescere la notorietà del Fano Jazz By The Sea nel 2015. Ed è proprio Elisa a raccontarci la sua esperienza.– Che tipo di campagna era stata richiesta da brief?
«Il brief richiedeva la realizzazione di una campagna di comunicazione integrata volta a comunicare l’evento Fano Jazz By The Sea 2015. Dovevamo far conoscere il brand e soprattutto gli eventi, cercando di incrementare il numero di spettatori ai concerti».
-Quali erano i punti forti della vostra proposta che vi ha permesso di guadagnare l’attenzione del cliente?
«Penso che i punti di forza del nostro lavoro siano stati la concretezza delle proposte, la realizzabilità in termini di tempi e budget e una certa solidità nella pianificazione di sponsorizzazioni e investimenti. Le idee prodotte devono sempre essere strutturate sulla base del cliente che abbiamo davanti e degli obiettivi e budget che questo ci presenta. In più, abbiamo cercato di far conoscere la città di Fano basandoci su un’audience già attiva come quella degli instawalker».
– Dall’idea si è passati all’azione. Quali sono state le difficoltà passando dall’ideazione alla pratica?
«Dopo aver vinto il contest ci sono state varie riunioni in sede con i responsabili dell’associazione. Instaurare una buona relazione con il cliente e soddisfare le sue richieste ridimensionando alcuni punti e l’allineamento con le loro esigenze sono stati i nostri primi obiettivi. Una delle preoccupazioni maggiori è stata quella di rispettare le fatidiche deadline. Tutto quello che viene progettato ha dei tempi di realizzazione ai quali si devono aggiungere i tempi di approvazione da parte del cliente e di eventuali rilavorazioni e adattamenti dell’idea. A volte ci si trova quindi a correre, ma l’adrenalina rende più interessante ed emozionante il lavoro!»
– Cosa ti porti dietro da questa attività?
«Abbiamo acquisito sicuramente più competenze nel campo generale della pianificazione, della realizzazione e del monitoraggio delle azioni e campagne realizzate. Partecipando a questi contest si inizia ad imparare dal primo momento: si tocca con mano cosa significa ricevere un brief, interpretarlo, far valere le proprie idee all’interno del gruppo di lavoro e accettare anche le critiche per costruire insieme un lavoro migliore. Si impara a capire cosa si può proporre e cosa no, e anche a presentare e difendere il proprio lavoro di fronte a coloro che questo lavoro dovranno acquistarlo. Nonostante questo, alcune delle abilità più importanti non sono strettamente tecniche: gestione dello stress, relazione con il cliente e collaborazione con chi poi il festival lo creava da zero. Sono state settimane intense ma estremamente emozionanti».
– Consideri quindi l’esperienza positiva?
«Senza dubbio! L’esperienza è stata estremamente positiva. Siamo all’università per imparare e CPO e le collaborazioni con la Colonia ti permettono di farlo sul campo! Noi abbiamo passato pomeriggi, sere e weekend a lavorare al progetto, abbiamo assistito al festival e lo abbiamo raccontato alle persone, abbiamo visto il teatro interno alzarsi in piedi e ballare per performer davvero bravissimi. Ogni progetto sarà diverso ma il mio consiglio è: siete qui per imparare, cogliete le opportunità che ve lo permettono!»