STUDENTI A PROVA DI QUARANTENA 2

by

#RITORNOACASA parte 2

In questa seconda parte del racconto della vita universitaria Cpo durante il Covid vediamo come gli studenti tornati a casa abbiano organizzato la loro vita universitaria. Come hanno mantenuto il rapporto con i docenti e con i colleghi?

 

Relazioni a distanza

Nonostante il distanziamento sociale forzato, grazie alla possibilità di connettersi online gli studenti sono riusciti a mantenere un rapporto constante con i propri colleghi, sia per confrontarsi su questioni riguardanti la didattica online in corso sia per continuare a lavorare sui singoli progetti di gruppo che non si sono mai fermati.

 

Ho mantenuto regolarmente i contatti con i miei colleghi, in particolare ovviamente quelli a cui sono più legata, sono amici prima che colleghi e quindi ho voluto sentirli vicini nonostante la distanza. La didattica online è stata una buona soluzione provvisoria al problema, ma ha avuto i suoi difetti. È stato più difficile mantenere l’attenzione per ore, e in generale credo si perda molto di quello che è l’entusiasmo dell’apprendimento e del confronto. Mi è mancato anche solo chiedere ai miei compagni di tenermi il posto a sedere quando faccio tardi. La Didattica a distanza uno strumento che ha senza dubbio delle potenzialità ma secondo me non potrà mai davvero sostituire la didattica in presenza” (Martina P. II anno CPO, Fermo).

 

Con i colleghi più stretti ho cercato di mantenere i rapporti quotidianamente e sicuramente anche l’esperienza della didattica online è stata un’esperienza che non dimenticherò, ma che ancora difficilmente immagino come perfetta sostituta delle lezioni face to face” (Matteo B. II anno CPO, Gubbio).

 


“Sono rimasta sempre in contatto con i miei colleghi, in particolare con i più cari, ho portato avanti tanti progetti di gruppo e ciò è stato possibile non solo grazie all’entusiasmo e alle tante video call, ma anche attraverso una piattaforma Blended Learning universitaria molto versatile, comoda e responsiva. L’Università di Urbino ha saputo portare avanti un approccio digitale di grande valore, assicurandoci una didattica online valida, anche grazie ad un team docenti che si è adattato bene alle difficoltà del momento (Giulia A. I anno CPO, Perugia).
Foto di Giulia

 


“ Con i miei colleghi ho mantenuto dei contatti regolari, quotidiani, sia tramite app di messaggistica come Whatsapp (inclusi i vari gruppi tra colleghi che abbiamo creato già molto tempo fa) sia attraverso le chiamate e le videochiamate (singole e di gruppo).
Personalmente sono rimasta molto soddisfatta dalla didattica online. Ho trovato che i professori abbiano fatto dei grandi sforzi per trovare i modi migliori per tenere le lezioni: ciò di cui mi sono meravigliata è stato il fatto che loro non abbiano spiegato esponendo gli argomenti solo tramite le slide, ma abbiano aperto anche discussioni e momenti di confronto ponendoci delle domande a cui noi rispondevamo in chat per iscritto, e che poi abbiano letto ogni singola risposta data (la modalità della telecamera+audio non è stata utilizzata perché essendo in 50-60 si sarebbe creata molta confusione). Addirittura, durante una spiegazione è stato possibile fare un sondaggio grazie a una delle affordance della piattaforma. Insomma, a mio parere i professori hanno cercato di renderci il più partecipi possibile, cercando in questo modo di ricreare la tradizionale lezione in aula mediante l’utilizzo del computer. É stata una bella sfida vinta con successo” (Sara V. II anno CPO, Ascoli Piceno).

 


I contatti con i colleghi sono stati mantenuti pressoché in maniera costante, tant’è che c’è stato un periodo in cui ci sentivamo ogni giorno per scambiarci informazioni in merito ai corsi e ai progetti che abbiamo svolto. Ho sempre sognato di poter frequentare le lezioni comodamente da casa. In realtà, però, non è poi così facile… O meglio, non avevo messo in conto tutte le ore che avrei passato davanti ad uno schermo e a quanto questo alla lunga potesse essere stancante. Apprezzo come l’università abbia prontamente risposto alla situazione, sfruttando al meglio le potenzialità del blended. Certo, alti e bassi ci sono stati, ma in ogni momento di difficoltà si è cercato di trovare una soluzione” (Maria Chiara B. I anno CPO).

 

Io penso positivo. Il lockdown fra opportunità e produttività.

Nonostante il fatto che la situazione che abbiamo vissuto durante i 54 giorni di quarantena sia stata pesante e inaspettata, per i nostri intervistati questo lockdown si è rivelato essere un lockdown positivo. Visto il tempo a disposizione, tutti hanno avuto la possibilità di concentrarsi su diverse attività, affrontando questo momento in piena produttività.   

 


“Il lockdown mentre lo vivevo mi è sembrato molto produttivo, sentivo stimoli da ogni parte, ho letto molto, guardato molte interviste, scritto, parlato con persone” (Martina P. II anno CPO, Fermo).

 


“Devo dire che per me è stato un lockdown molto produttivo in quanto ho cercato di apprendere nozioni nuove e fare cose a cui prima non avevo tempo di pensare” (Matteo B. II anno CPO, Gubbio).

 


“Lasciando da parte lo sconforto, devo dire che sono stata sorprendentemente produttiva” (Giulia A. I anno CPO, Perugia).
Foto di Giulia

 


Per me questo lockdown è stato produttivo: tenendomi impegnata tra film, libri, allenamento in casa e cucina, devo dire che non mi sono annoiata. Ma devo ammettere che ci sono stati anche i momenti “di vuoto” in cui mi sono messa a pensare. A pensare tipo quando saremmo tornati alla situazione normale, come sarebbero cambiate le prospettive lavorative, quando avrei potuto rivedere i miei amici. Penso che la socialità sia stata la cosa che mi sia mancata più di tutte; se dovessi ricordare la cosa che di più questa quarantena mi ha fatto soffrire, direi il fatto di non aver potuto vedere i miei amici per quasi 3 mesi. Sono dell’idea che l’essere umano nasca per stare in società e fare società, ma nel momento in cui gli viene negato si sente morire dentro, come se fosse contro natura il fatto di non stare con altre persone” (Sara V. II anno C, Ascoli Piceno).

 


Sono riuscita a dedicarmi anche ad altre attività al di là dell’università. Attività che magari avevo accantonato a causa della mancanza di tempo e che sono riuscita così a recuperare” (Maria Chiara B. I anno CPO, Trentino).

 

Occasioni di riflessività

Infine, possiamo sicuramente dire che l’esperienza appena trascorsa abbia portato anche a momenti di riflessione importanti.

 


“Oggi vedo però le ripercussioni nel distanziamento ora, nei rapporti sociali e nell'”incontro” con la collettività. Non so però se questa strana forma di blocco mentale ed emotivo sia dovuto al periodo del lockdown stesso, o al fatto che l’incontro abbia assunto delle modalità diverse in cui non mi riconosco e che non bastano alla mia fame di confronto e di dialogo. È un po’ come se sentissi di non aver molto da raccontare oltre a come mi sento e a quelle che sono le mie sensazioni, e mi fa un po’ paura il fatto di vedere negli altri invece la voglia sfrenata di ripartire come se niente fosse accaduto” (Martina P. II anno CPO, Fermo).

 


“Infine, credo che un fattore importante di questo lockdown è stato il saper apprezzare tante piccole cose come per esempio quella di uscire per una semplice passeggiata, che forse avevamo perso” (Matteo B. II anno CPO, Gubbio).

 


“Non è stato un periodo semplice, lo ammetto, ma ho acquisito nuove skills e affinato le mie tecniche di resilienza, vincendo con il mio gruppo anche il Contest FJN 2020 in collaborazione con la Colonia della Comunicazione! Ora inizia la sessione estiva, dalla mia scrivania, e aspetto trepidante di rivedere la mia amata Urbino in estate” (Giulia A. I anno CPO, Perugia).

 


“In generale, penso che questa quarantena ci abbia fatto male e ci abbia fatto bene: ci ha fatto male per ovvie ragioni, a partire dal lato psicologico a quello economico; ci ha fatto bene perché tutti noi ora (spero) abbiamo capito l’importanza di ogni singola cosa e istante. Diamo sempre tutto per scontato, ma non è così. Chi lo avrebbe mai pensato che nel 2020 non si potesse uscire di casa per quasi 3 mesi a causa di una pandemia? E che non si potesse uscire fuori a correre? E che non si potessero vedere le persone? Io penso nessuno, eppure è successo, e a ricordarlo mentre scrivo mi viene la pelle d’oca perché mi chiedo “ma come abbiamo fatto??”. Sono sicura che da adesso in poi daremo un valore diverso a tutto quanto. Voglio riassumere quanto appena accaduto con “ciò che non strozza ingrassa”, probabilmente perché cerco di consolarmi considerando che da una situazione tanto brutta può nascere qualcosa di positivo” (Sara V. II anno CPO, Ascoli Piceno).

 


“Nonostante io riconosca di essere stata fortunata, perché sono potuta tornare a casa, ammetto che quest’esperienza mi ha spinta a ragionare a lungo su come niente vada dato per scontato. Mi ha confermato, inoltre, che dalle situazioni più complicate si può sempre imparare qualcosa di significativo per il futuro.”  (Maria Chiara B. I anno CPO, Trentino).
Foto di Martina

Ma come sappiamo non tutti i lockdown sono stati uguali.

Com’è stata vissuta questa esperienza da chi ha lasciato Urbino durante l’emergenza? Lo scopriremo insieme ai nostri studenti che saranno protagonisti del prossimo post #fugaametà.

Stay tuned

Tag: , , , , , , , , ,

Una Risposta to “STUDENTI A PROVA DI QUARANTENA 2”

  1. STUDENTI A PROVA DI QUARANTENA 3 | insights Says:

    […] post precedenti abbiamo visto come le colleghe e i colleghi di CPO che hanno deciso di tornare a casa per il […]

Lascia un commento