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Non è la solita campagna di comunicazione: gli studenti CPO costruiscono la nuova narrativa dell’Università di Urbino

luglio 8, 2020

La campagna di comunicazione dell’Ateneo di quest’anno, presentata il 6 luglio in conferenza stampa, segna senza dubbio un “cambio di passo”, sia per i suoi contenuti, sia per le modalità con le quali si è arrivati alla sua ideazione e realizzazione.

Il concept, infatti, è il frutto di un lungo di lavoro di collaborazione tra uno dei creativi italiani che tutti gli studenti dei corsi di pubblicità conoscono (o dovrebbero conoscere), Paolo Iabichino, e un gruppo di studenti del corso di laurea magistrale in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni dell’Università di Urbino.

Il percorso è iniziato a ottobre 2019 con un workshop tenuto da Paolo Iabichino con alcuni studenti, organizzato dalla professoressa Lella Mazzoli all’interno del Festival del Giornalismo Culturale, ed è proseguito nel corso dell’inverno coinvolgendo 3 gruppi di studenti che hanno deciso di mettersi in gioco, frequentanti il corso di Comunicazione d’Impresa della professoressa Lella Mazzoli e coordinati dalla professoressa Stefania Antonioni.

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Paolo Iabichino al lavoro con i 3 gruppi di studenti CPO

L’emergenza Covid-19 non ha interrotto questo processo perché i 3 gruppi hanno continuato a lavorare da remoto coordinandosi con i loro supervisor. All’inizio della primavera le idee creative erano ormai diventate progetti comunicativi concreti e ben definiti e ciascun team ha presentato il proprio concept nel corso di una riunione in streaming con il Magnifico Rettore e con lo staff della comunicazione d’Ateneo.

Questa riunione ha decretato il progetto vincitore, scelto per diventare la prima campagna di comunicazione di un’università italiana interamente ideata dagli studenti per gli studenti.

Il gruppo vincitore, composto da Sabrina Banci, Diletta Carbonari, Fabiola Fenili, Elisa Invernizzi, Letizia Kalombo e Massimo Terenzi, ha lavorato sul bisogno di un “Nuovo Umanesimo” e sulla sfida di dare forma attraverso parole e immagini a questo concept così profondo.

Elisa Invernizzi ci racconta come sono riusciti in quest’impresa e qual è stato il valore di quest’esperienza.

“Ragazzi, la campagna di Comunicazione 2020 per l’Università di Urbino sarà la vostra, complimenti!”, leggere queste parole dalla sedia di casa, in solitaria, a chilometri di distanza dai nostri compagni di corso è stata un’esperienza particolarmente emozionante e indimenticabile. A seguire, un fiume di notifiche e messaggi sui nostri smartphone e una chiamata Skype dove i sorrisi prendevano il posto delle parole, che sarebbero stati abbracci se solo non fossimo stati in lockdown. Così, via email, abbiamo saputo che il Rettore e il Team di Ateneo avevano scelto la proposta del nostro “Team Umanesimo”, presentata da Elisa Invernizzi insieme ai colleghi Sabrina Banci, Diletta Carbonari, Fabiola Fenili, Letizia Kalombo e Massimo Terenzi.

Era il 9 aprile 2020 e si concludevano in questo modo i lavori di un workshop iniziato in aula diversi mesi prima. Per noi studenti questa è stata un’esperienza speciale per tanti motivi, primo fra tutti quello di poter incontrare ed essere guidati dalla direzione creativa di Paolo Iabichino, nella realizzazione di “una campagna fatta dagli studenti per gli studenti”, come lui stesso l’ha definita. Insieme abbiamo studiato il brief e subito abbiamo capito che era il momento giusto per innovare la comunicazione istituzionale e posizionare l’Ateneo, per la prima volta, in una nicchia non ancora presidiata da nessun competitor nazionale e valorizzare così l’offerta formativa.

Siamo partiti da un’approfondita benchmark analysis, poi allargata al contesto internazionale, grazie alla quale abbiamo raccolto idee e trend molto interessanti che ci hanno contaminato e ispirato.

Abbiamo sempre tenuto in conto le radici di Urbino, “Città Ideale” per studiare, culla dell’Umanesimo, che si basa su valori chiave che non passano mai di moda, anzi diventano ogni giorno più attuali.

Operativamente, Paolo Iabichino ci ha insegnato un metodo rigoroso per ispirare la scrittura pubblicitaria, dove non si lascia spazio ai cliché, agli stereotipi e alla sterilità estetica ma si dichiara la presa di posizione con un “credo” di asserzioni incisive e oneste, che costruisce il cosiddetto Brand Manifesto.

Superando il concetto di consumer insight, abbiamo quindi individuato una tensione culturale: un tema ampio che appartiene alla collettività, una problematica di tipo culturale che l’Università di Urbino si preoccupa di risolvere.

La nostra campagna tratta dell’urgenza di un Nuovo Umanesimo, legata alla mancanza di valori e all’incertezza, che permeano come mai prima d’ora ogni ambito, passando dal sistema educativo ai singoli cittadini. Una tensione pertinente, credibile e rilevante per consentire all’Università di rivendicare il suo legittimo posto di guida nella società.  Infatti, trattiamo di Umanesimo digitale in un momento di iper-tecnologizzazione imperante e di atrofia culturale. E ancora, parliamo di come i bisogni della persona si esprimano online, dell’equilibrio tra conoscenze specialistiche e trasversali e dell’esigenza di un sapere condiviso in grado di far fronte alla complessità e alla mutazione continua.

Dai nostri brainstorming vorticosi, dalle reference e dalle numerose evidenze abbiamo fatto nascere una campagna che mette in scena la conoscenza e lo studio in un modo inaspettato e disruptive, con un linguaggio conciso e franco. Una campagna tipografica lapidaria, fatta di statement multisoggetto per raccontare come l’obiettivo di questo Ateneo non sia solo quello di formare laureati ma cittadini responsabili.

Per settimane ci siamo impegnati a giocare letteralmente con le parole, per partorire alla fine un lavoro di copywriting di cui andiamo orgogliosi, fatto da headline incisive che catturano l’attenzione chiamando in causa esplicitamente il lettore e di bodycopy che ribaltano inaspettatamente il segno e la convenzione. Infatti, tutto quello che è consuetudine, luogo comune legato all’immaginario universitario e parentale, viene messo in scena, teatralizzato e scardinato grazie a “parole-killer” provocatorie.

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Uno dei soggetti della campagna d’Ateneo di quest’anno

Siamo felici che proprio questa campagna figurerà nel nostro portfolio da neo-pubblicitari, come il primo lavoro che abbiamo davvero pubblicato, perché è stata un’esperienza speciale, conclusa in una situazione emergenziale e che parlava profeticamente, in qualche modo, anche di rinascita.

Cogliamo l’occasione per ringraziare il corpo docenti, in particolare le professoresse Mazzoli e Antonioni, che ci hanno coinvolto nella proposta di questo workshop, il Magnifico Rettore e il Team di Ateneo, che ci hanno premiati e un grazie particolare al direttore creativo Paolo Iabichino per i preziosi insegnamenti che ci accompagneranno in tanti altri progetti.

Il nostro è stato un lavoro di gruppo per mantenere continuità e coerenza con l’identità di Ateneo, per arricchire di senso il payoff “Crescere nella conoscenza”, pronunciato durante il discorso di apertura dell’anno accademico e comunicare l’urgente esigenza di un Nuovo Umanesimo. Una campagna per i futuri studenti che pone l’accento sul fatto che la laurea sia un mattone nella costruzione collettiva, uno strumento da cui l’intera società può trarre beneficio per trovare soluzioni che possano generare un successo sostenibile.

Elisa Invernizzi

Il Jazz a Fano: un festival nazionale, una comunicazione nazionale

aprile 26, 2019

Amerigo Marcelli, studente Cpo del secondo anno, racconta la sua esperienza come partecipante al contest Fano Jazz 2018 e componente del gruppo vincitore, insieme a Francesca Di Girolamo e Guido Landini.

Panoramica del Festival Fano Jazz By The Sea 2018 e obiettivo del contest:

Fano Jazz By The Sea 2018 è stata un’iniziativa fortemente sostenuta da tutte le entità pubbliche del luogo come ad esempio il Comune di Fano e la Regione Marche. Un festival di qualità culturale e musicale che ha visto esibirsi sul palco artisti del calibro di Dee Dee Bridgewater, John McLaughlin, Herbie Hancock, Bill Frisell, Art Ensemble of Chicago. Per la selezione degli spettacoli e la qualità di questi, il festival si è consolidato come uno dei principali appuntamenti musicali estivi italiani.

L’evento si è svolto in numerosi stage concentrati nel centro storico di Fano. Jazz Village o Young Stage, di particolare importanza per il cliente, è stata una novità che ha visto il succedersi di jam session, workshop musicali per ragazzi e bambini, aperitivi in jazz con prodotti del territorio e particolari concerti jazz. Il Main Stage ha visto come ambiente regio la Rocca Malatestiana, una perla storica di Fano, che ha ospitato artisti jazz di fama internazionale.

Particolare e attuale è stato l’Exodus Stage ambientato nella Pinacoteca San Domenico, che ha voluto dare voce alla musica jazz frutto della contaminazione tra culture diverse nel tempo e nello spazio: la migrazione è stato il tema che ne ha fatto da padrona. Numerosi altri spettacoli e incontri letterari si sono svolti in altrettanti stage, dall’Ex Chiesa San Leonardo alla Chiesa San Pietro In Valle fino al Lungomare di Fano.

Nell’ultima giornata il festival ha chiuso con un grande evento alla Golena del Furlo presso la Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo.

In occasione dell’incontro di apertura del contest promosso dalla Colonia della Comunicazione, Adriano Pedini Art Director di Fano Jazz Network si è presentato ai comunicatori partecipanti al contest. Con professionalità e dati alla mano ha esposto la situazione che si andava prospettando per Fano Jazz By The Sea 2018 nonché la 26° Edizione del Festival.

Lo scopo consisteva nel pubblicizzare il festival che si sarebbe svolto tra il 21 e il 29 Luglio 2018 e gestire le attività comunicative correlate nei periodi antecedenti e successivi alla manifestazione.

Nel particolare l’obiettivo era far conoscere l’attività del festival in italia, considerando che il pubblico è multiculturale e proviene da diverse parti d’Europa. In questo senso è stata richiesta la progettazione di un piano editoriale al fine di informare e coinvolgere il pubblico, sviluppare conversazioni e interazioni online, che potessero anche trasformarsi in conversioni, intese come acquisto di biglietti del festival o partecipazione ad attività collaterali.

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Fano Jazz By The Sea invade la città

Il coraggio di mettersi in gioco: i punti salienti della progettazione della campagna di comunicazione

Scegliere di mettersi alla prova per contest simili non è mai una scelta semplice, perché significa impiegare tempo ed energie. È a tutti gli effetti un lavoro nel campo della comunicazione e pubblicità. Ma sono scelte che dobbiamo fare, perché un corso può darti le nozioni, ma senza pratica non è un settore dove si può essere concorrenziali.

Sicché, zaini in spalle, e con il mio team partiamo per questa avventura.

La fase di progettazione si è svolta lungo un periodo che per comodità suddividerò in tre parti.

Una prima parte preliminare che si è diramata nelle seguenti fasi:

  • Analisi delle piattaforme social e il loro utilizzo nelle due edizioni precedenti (analisi qualitativa e quantitativa delle interazioni con attenzione alla struttura dell’audience);
  • Analisi dei competitor;
  • Individuazione pro e contro delle campagne comunicative precedenti;
  • Reperimento informazioni più approfondite dal Social Media Manager, al fine di calibrare al meglio le strategie comunicative.

Una seconda parte fatta di pianificazione della campagna comunicativa e delle strategie connesse che si è diramata nelle seguenti fasi:

  • Ideazione del concept alla base della campagna chiamato “Humanized Jazz”. Il jazz è musica generalmente percepita come colta, per pochi. Ma il jazz è di più. È fatto prima di tutto da persone. Allora raccontiamo il volto umano del jazz, fatto di esperienze, di gente presente al Festival;
  • Ideazione conseguente di un tone of voice e un hashtag caratteristico e originale;
  • Produzione di un piano media partnership per l’aumento della notorietà basandosi sulle esigenze del cliente di tipo turistico, internazionale, agganciare i giovani, e non perdere lo zoccolo duro.
  • Decisione di procedere nella progettazione del piano editoriale sfruttando il visual content marketing in tutte le sue innovative forme mediatiche (come time lapse, slow motion, GIF, boomerang, superzoom, dirette live, stories…);
  • Decisione di produrre articoli che raccontassero il Festival ed in particolar modo il suo lato ecosostenibile e green al fine di posizionare meglio sui motori di ricerca il sito web, dove le persone trovavano i biglietti da acquistare;
  • Decisione di coinvolgere maggiormente il pubblico online con tecniche di audience engament: re-post, interviste…

Una terza parte dedicata nel particolare alla produzione di un piano editoriale di social media content basato sul piano di comunicazione e le strategie pensate in precedenza.

In questa fase abbiamo pensato di strutturare il piano editoriale in una fase PRE “fredda”, una fase PRE “calda”, una fase DURANTE e una fase POST. Ogni fase del piano editoriale si è caratterizzata di rubriche pensate in base all’oggetto, alla data, alla piattaforma e all’obiettivo.

Il progetto è pronto non resta che aspettare il verdetto..!

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La vittoria e l’esecuzione del piano di comunicazione raccontata per mezzo di dati:

Vincere un contest è sempre un’emozione.

Ma il tempo di riprendersi dall’entusiasmo è stato poco e in breve tempo è arrivato il momento di FARE tutto ciò che abbiamo progettato.

Quali sono stati i punti che probabilmente ci hanno permesso di vincere?

Senza ombra di dubbio direi la coerenza del nostro piano editoriale di social media content meticolosamente preparato nei minimi dettagli, e l’aver risposto a tutte le esigenze che il cliente aveva.

Credo personalmente che la cosa più importante che si deve fare quando si prepara un piano di comunicazione ad un cliente, sia proprio farlo plasmato sulle sue esigenze, con un tocco di originalità e creatività, ma ripeto: il cliente prima di tutto!

Dal 4 Giugno al 31 Luglio 2018 abbiamo lavorato duramente tutti i giorni per creare contenuti creativi ed adattati alle piattaforme, seguendo determinati obiettivi pianificati in precedenza.

In questo periodo il Social Network dove la nostra comunicazione si è concentrata maggiormente è stato Facebook che ha registrato un sensibile aumento di “Mi Piace” alla pagina (+2290) senza l’utilizzo di campagne promozionali specifiche ma come conseguenza alle interazioni ottenute (engagement) che risultano in totale 40439 tra reactions, commenti e share. La Pagina Facebook ha inoltre raggiunto le 5 stelle su 5 in merito alla media di gradimento sulla base delle recensioni di ben 120 persone. Le persone raggiunte (reach o copertura) sono state ben 1072438 in totale (più di 1 milione!) mentre il numero delle impressions o visualizzazioni è stato pari a 1683988 (quasi 2 milioni!) sulla base di 209 post.

Altri Social Network sono stati presi in causa nell’esecuzione del piano di comunicazione: Twitter e Instagram. Twitter ha ottenuto ben 28700 visualizzazioni. Instagram invece ha ottenuto in totale 3399 like su 80 post in totale. Le impressions sono state 44994 per una media di 563 impressions a post. La copertura è stata pari a 36374. Le Instagram Stories sono state ben 94 nei soli giorni del Festival.

Un lavoro, un’esperienza.

Beh infine che dire, personalmente l’esperienza è stata fantastica, ogni mia richiesta di aiuto, ogni perplessità, sono state affrontate dal team di Fano Jazz Network con grande professionalità.

Ho imparato tanto, e lavorare con loro è stato un onore.

Ho avuto modo di divertirmi lavorando, essere coccolato dai loro cibi biologici a kilometro zero e fiumi di birra. Ah e l’acqua veniva fuori da rubinetti posizionati nel Jazz Village, un vero e proprio villaggio che viveva fuori dalle mura della Rocca Malatestiana.

Ho anche avuto modo di entrare nel vivo della musica Jazz, mai prima ad ora avevo avuto il piacere di capirne la bontà. Ho imparato che non è musica per pochi bensì è una musica del popolo, frutto della contaminazione.

Lavorate giovani comunicatori, lavorate tanto e costantemente mentre studiate perché i nuovi MEDIA CAMBIANO E NON CI ASPETTANO.

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Un ringraziamento speciale alla simpatia che ci ha accompagnato in molti momenti di The Fun Indian Guy

 

 

Amerigo Marcelli

Molto più di una sera all’opera

ottobre 31, 2018

Durante il Laboratorio di Creatività Pubblicitaria tenuto dal prof. Marco Livi, la classe CPO di cui faccio parte si è dovuta confrontare con il Rossini Opera Festival al fine di creare un paio di campagne multi-soggetto per l’edizione 2018 ed un progetto – ancora in cantiere – per il prossimo inverno (Festival Giovane – Opera Young). Il lavoro sul ROF si è svolto durante tutto il corso, fornendoci un soggetto concreto su cui fare pratica. L’obiettivo del nostro lavoro era cercare di avvicinare i nostri coetanei al genere e al festival, cercando di smentire due luoghi comuni fin troppo radicati: l’opera è noiosa ed è da vecchi. Questi sono stati in via sintetica i due assunti da “scardinare” da parte dei 14 gruppi di lavoro che si erano costituiti.

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Lavorare ed avere gli strumenti per potersi avvicinare ad un genere così estraneo alla maggior parte di noi – me compresa – è stato fondamentale: il professor Livi ci ha fornito diverso materiale e ha cercato di stimolare la nostra curiosità, affinché ne cercassimo anche a nostra volta. Inoltre, abbiamo potuto incontrare in un paio di occasioni alcune personalità̀ strettamente legate al ROF: sia i responsabili marketing e ufficio stampa, sia il sovrintendente e direttore artistico del Festival, Ernesto Palacio. Inoltre, ricorrendo quest’anno il 150° anniversario dalla morte di Rossini, a partire dall’inizio dell’anno ci sono stati molti spettacoli, conferenze ed eventi in provincia sui temi dell’Opera in generale, della figura del compositore e della rassegna pesarese.

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Una piccola premessa di natura personale: ad una prova generale o ad un’Opera non ero mai andata prima d’ora, ma in passato sono stata spesso a teatro, come spettatrice – da pièce di Molière a match-impro di attori amatoriali – sia come teatrante, o meglio danzatrice. L’ambiente del teatro o di un palazzetto allestito per una simile occasione è per me qualcosa di noto e di magico, carico di ricordi ed emozioni, senza alcuna connotazione d’età e giudizio di gusto a priori.

Per questo, quando è stata offerta l’opportunità a noi studenti di assistere alle prove ante-generali della scorsa edizione del ROF ho cercato di approfittarne. Anche perché alle prove si può vedere di più: lo spettacolo è più vero, nel bene e nel male: negli scambi di battute alla fine di un’aria qualora ci siano state delle imperfezioni, moderata recitazione degli artisti più timidi o affaticati, in netto contrasto con quella dei più carichi. Durante le prove, oltre allo spettacolo di Rossini, ho potuto assistere ad un altro spettacolo, quello umano. E ne è valsa la pena.

L’Opera è uno spettacolo complesso e articolato, difficile da spiegare, da capire, perché stratificato: sono le persone che danno voce, colore e calore ai personaggi che interpretano, a prescindere dalla loro origine e lingua. Si tratta infatti di uno spettacolo “sovra culturale”, che sfrutta la maestosità e la potenza della voce umana per comunicare ed emozionare. A tutto questo va aggiunta la messa in scena, che nel caso del ROF può davvero definirsi grandiosa.

Lo scorso agosto ho potuto assistere alle prove ante-generali del dramma in due atti Ricciardo e Zoraide. Si tratta di un’Opera dalla trama molto intricata: sullo sfondo un conflitto bellico non del tutto concluso, in primo piano le peripezie sentimentali e familiari di Zoraide, bellissima figlia di un Re destituito, e Agorante, il paladino che ne ha spodestato il padre rivendicando la mano della giovane, e il giovane Ricciardo, di cui Zoraide si è innamorata. Probabilmente le complessità e lo spiccato orientalismo della storia ne hanno limitato negli anni le rappresentazioni.

Ammetto che cercare di seguire il primo atto senza libretto mi ha impedito di cogliere i dettagli della trama, ma ho voluto soffermarmi sugli allestimenti, sulle dinamiche, sull’ensemble. Dal secondo atto in poi, però, è stato necessario seguire i dialoghi. Forse un elemento caratteristico dell’opera che oggi ne rende difficile la fruizione da parte della pubblico giovane è proprio la sua  complessità, una stratificazione sia di narrazione che di stimoli al pubblico che non richiede tanto un’interazione multimediale, bensì polisensoriale e prolungata. Insomma, pura materia umana, di cui il canto e la musica grandi protagonisti. E in un mondo dove la soglia dell’attenzione continua inesorabilmente a ridursi, sedersi per 3 ore ad assistere ad uno spettacolo del genere può sembrare quasi una tortura.

Nella sua rappresentazione ufficiale durante il Festival, l’Opera non ha riscosso pareri unanimi da parte di pubblico e critica: leggendo alcune recensioni, emerge che  abbastanza apprezzato è stato l’allestimento, come la performance dei cantanti – tra cui spicca il nome di Juan Diego Flores. Sono stati invece giudicati più deboli sia la regia che l’adattamento. Ritengo che una delle più esaustive sia quella del blog Connessi all’Opera.

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Personalmente, devo dire che mi è piaciuta molto, mi ha soprattutto emozionato più di quello che pensavo, e non solo per la nostalgia verso il mondo della danza e della recitazione che provo ogni giorno, ma proprio perché́ l’ho “sentita” e ho cominciato a capirla. Mi è molto dispiaciuto dover scappare alla fine dello spettacolo e non poter tornare poi a vedere l’opera in una delle recite ufficiali, ma penso che tornerò in futuro ad assistere al ROF. E, soprattutto, penso di aver scoperto qualcosa di bello che non conoscevo: il genere Opera, ed in particolare quello di Gioachino Rossini.

Fano Jazz By The Sea 25° edizione: attività online firmate CPO

settembre 14, 2017

Il 2017 è stato l’anno della 25° edizione di Fano Jazz By The Sea, il festival musicale che ogni estate porta nella città i più grandi musicisti jazz del panorama italiano e internazionale. Tranne che per una sfortunata serata in cui una bufera di pioggia e vento ha colpito la Rocca Malatestiana, la manifestazione è stata un successo senza precedenti, grazie all’infaticabile staff di Fano Jazz Network.

L’attività promozionale del festival è stata costante e, sulla scia degli anni scorsi (QUI il resoconto dell’edizione 2016), a celebrare le Nozze d’Argento tra Fano e il Jazz By The Sea sono stati anche gli studenti del corso di Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, grazie all’ormai consolidata collaborazione tra l’università e Fano Jazz Network.

Oltre 10 sono stati i gruppi di studenti che hanno presentato le loro proposte per la campagna di comunicazione della 25° edizione di Fano Jazz By The Sea, di cui soltanto uno vincitore, formato da noi due: Andrea Careddu e Mariachiara Montebello.

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La nostra proposta

Il modo migliore per raccontare la nostra esperienza è partire da ciò che abbiamo proposto. La nostra campagna non è stata particolarmente innovativa: abbiamo cercato di andare incontro alle esigenze del cliente, proponendo contenuti che fossero in linea con un’edizione elegante e abbastanza sobria come la numero 25.

La proposta da noi avanzata è stata piuttosto fortemente basata su un attento studio dei festival concorrenti, dei contenuti che per loro sono stati più performanti, della quantità di pubblicazioni da proporre, senza perdere di vista le tendenze dei social media. Tendenze che, inevitabilmente, portano sempre più verso i contenuti visuali, dunque immagini e video.

Abbiamo perciò proposto una campagna storica che ha ripercorso le edizioni del festival dal 1993 ad oggi: 24 tappe di un viaggio raccontato con cadenza regolare per accompagnare il pubblico sino a quest’anno: la 25° edizione di Fano Jazz By The Sea.

Il Festival

Non è mai semplice essere parte di un gruppo di lavoro. Non è facile essere parte di un gruppo di lavoro che si forma da zero, è ancora meno semplice integrarsi nei meccanismi di un gruppo di lavoro già consolidato. Nonostante qualche difficoltà iniziale, abbiamo imparato giorno dopo giorno a relazionarci al meglio con lo staff di Fano Jazz Network, e dopo poco tempo siamo stati in grado di renderci praticamente autonomi nella creazione, nella gestione e nella pubblicazione dei contenuti.

Un festival del genere deve essere comunicato abbondantemente durante il suo svolgimento, senza però esagerare. Perciò abbiamo cercato di utilizzare al massimo le piattaforme più adatte ai contenuti visuali: Facebook (soprattutto video e video in Diretta) e Instagram (anche qui video e, nonostante il loro essere temporanee possa scoraggiare, Instagram Stories).

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Il tutto, ovviamente, con la giusta dose di divertimento e godimento del festival, e delle decine di artisti di grande spessore che si sono alternati tra le varie location di Fano Jazz By The Sea 2017.

Risultati: qualche numero

Lavoro non è solo impegno, serenità e divertimento. Lavoro è anche – giustamente – il risultato che lo stesso lavoro porta. Perciò ecco, in conclusione della nostra esperienza, qualche dato sulle performance dei social durante i giorni del Festival. Una premessa è d’obbligo: non tutti i post pubblicati durante la manifestazione sono stati una nostra idea, visto che i post da noi proposti, prima e durante il festival, si sono dovuti integrare con una programmazione preesistente e indipendente dalla collaborazione tra Fano Jazz Network e CPO.

Su Facebook abbiamo avuto una copertura ottima, con oltre 260 mila persone raggiunte. I 126 post sono stati condivisi in media 3 volte con 23 apprezzamenti/reactions. L’engagement è stato dell’1,28%. Il contenuto più performante è stato il video timelapse del riempimento della Rocca Malatestiana in occasione del concerto di apertura del festival, di Michael Nyman, il 23 luglio.

Su Instagram le performance sono state qualitativamente superiori. Oltre 22 mila persone raggiunte, media di 40 like per post, engagement del 8,79%. Anche su Instagram, i contenuti più performanti sono video.

Risultati che rispecchiano quelli raggiunti in termini di vendita dei biglietti, di partecipazione del pubblico alle attività del Jazz Village, e, soprattutto di entusiasmo, ingrediente essenziale per assicurare il futuro di un festival che cresce e si rinnova di anno in anno e che non vede l’ora di stupire ancora il suo pubblico nella prossima edizione 2018.

Il tirocinio? In Erasmus: l’esperienza di Gabriele Infosino

settembre 1, 2016

Infosino spagnaAttraverso il programma Erasmus+ traineeship è possibile svolgere  il tirocinio curriculare previsto nel piano di studi in giro per l’Europa. In attesa del bando ufficiale, che con ogni probabilità sarà pubblicato tra Settembre e Ottobre, riportiamo l’esperienza di un laureato CPO che ha svolto il proprio periodo di stage a Madrid.

– Gabriele, raccontaci perché hai scelto di svolgere lo stage lontano da casa.

«Avevo già svolto il mio primo Erasmus a Parigi alla triennale. Parigi e l’esperienza Erasmus sono diventati il trampolino di lancio verso nuove possibilità, nuove idee, nuove scoperte. Quello che prima avevo limitato ai confini nazionali adesso non ha più confini, mi sento cittadino del mondo e so di avere la possibilità di giocarmi carte nuove in giro per il mondo, mentre alcuni anni fa non riuscivo a vedere oltre la mia terra e la mia gente, oltre la mentalità italiana.

Madrid è stata una scoperta felicissima: l’avevo visitata da turista, ma viverla è tutta un’altra cosa! Una città frizzante, dinamica, calda e accogliente. Ogni angolo è una sorpresa, ogni quartiere vive di vita propria e il calore dei suoi abitanti e delle sue luci scalda il cuore fino a tarda notte. Madrid è insieme a Barcellona il motore economico e culturale di una Spagna in forte ripresa, tante imprese e start up (anche italiane) stanno investendo in questa metropoli, e bisogna saper cogliere al volo le opportunità di crescita di una città così dinamica e affascinante».

– In che tipo di azienda hai svolto lo stage e di che cosa ti occupavi?

«Ho lavorato per Spotahome, start up che si occupa di affitti online di stanze e appartamenti a medio/lungo termine, una delle 15 migliori start up spagnole del 2015. Mi occupavo delle strategie di Marketing e del Marketing operativo dell’impresa: in una start up le condizioni di lavoro e mercato cambiano repentinamente e stare al passo è complesso e stimolante. Nel corso del mio stage ho anche seguito l’evoluzione di alcuni progetti di implementazione dell’azienda e collaborato alla selezione del personale di lingua italiana».

– Hai notato delle differenze da parte dell’azienda ospitante nel modo di considerare gli stagisti come una risorsa?

spotahome«Assolutamente sì: gli stagisti non sono veri stagisti, sono delle risorse per l’impresa che li “ospita”. Formare il personale, inserirlo nelle dinamiche lavorative e produttive richiede risorse economiche e di tempo, ed è naturale che questo percorso porti all’assunzione dello stagista da parte dell’azienda ospitante: in Spagna questa mentalità è chiara, le persone valide vengono assunte e fatte crescere, gli italiani sono molto apprezzati per il loro ordine, la loro creatività e la loro capacità di adattarsi a culture e ambienti differenti.

Purtroppo non vedo ancora in Italia una coscienza simile: c’è molta diffidenza, chi ha le competenze tende a non condividerle con gli stagisti, ci si fida poco di chi ha poca esperienza lavorativa e tanto entusiasmo… e il rischio è che l’entusiasmo vada scemando e l’esperienza non si sviluppi mai!».

– Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato e come le hai risolte?

«Come detto una start up è un ambiente in continuo cambiamento: le difficoltà si incontrano ogni giorno e ogni giorno si è chiamati ad attingere alla creatività per realizzare gli obiettivi dell’azienda. Il rovescio della medaglia è il rischio di stravolgerli proprio per un eccesso di creatività, ma la bellezza di una sfida come questa sta proprio nel percorso di crescita che ti offre, nella quotidiana possibilità di confronto con mentalità, caratteri e culture diverse e provenienti da tutto il mondo. Mettersi in discussione e in gioco ogni giorno».

– Questo tipo di esperienza ti ha aiutato a velocizzare i tuoi tempi di studio?

«Sicuramente. Ho sviluppato metodo e rapidità, i piccoli dettagli fanno la differenza: è bastato continuare a mantenere la buona (e noiosa!) abitudine della sveglia la mattina presto e di sfruttare tutto il tempo a disposizione nel migliore modo possibile, soprattutto per lo studio, sebbene non abbia mai amato trascorrere il mio tempo fra i libri!

È ovvio che un’esperienza in cui puoi mettere a frutto tutto quello che hai imparato negli anni di studio è uno stimolo molto potente e questo ha sicuramente contribuito a mettermi fretta e concludere il mio percorso di studi alla prima occasione utile».

LAUREATI CPO AL LAVORO: l’esperienza all’estero di Giulia Lodi

ottobre 15, 2015

12164842_10207924961224191_1587181429_oI percorsi lavorativi dei laureati in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni sono spesso molto differenti. C’è chi lavora in agenzia e chi come freelance, c’è chi decide di sfruttare le occasioni lavorative nella propria regione di provenienza e c’è chi si trasferisce all’estero. Tra questi si colloca la carriera lavorativa di Giulia Lodi: da più di un anno è a Bonn (Germania) all’interno della European Choral Association, un’organizzazione musicale che lavora a diversi progetti volti all’inclusione sociale e alla costruzione e al rafforzamento dell’identità europea. Alcuni progetti sono finanziati dall’Unione Europea, altri sono frutto di collaborazioni tra organizzazioni nazionali.

Puoi parlarci della tua prima esperienza lavorativa in YouCanGroup? 

«YouCanGroup è stata una breve esperienza lavorativa che mi ha dato modo di avere una prima infarinatura nel mondo del lavoro. L’ambiente, molto giovane e dinamico, è stato un’ottima palestra per mettermi alla prova e capire quali erano i miei punti di forza e di debolezza, dove potevo migliorare, cosa mi appassionava veramente e cosa non faceva proprio per me. La scelta è stata dettata dalla loro ambivalenza in cui mi riconosco molto: attivi e connessi alla rete locale, ma con una forte connotazione internazionale (il sito dell’agenzia bolognese è in inglese). In particolare ho fatto parte del team creativo che si è occupato di progetti innovativi nel settore food come “pastamadre” di Riccardo Astolfi teso a diffondere l´arte del pane fatto in casa e “la papilla brilla” un gruppo di ragazze di Reggio Emilia che creano format culinari ed hanno ideato il food immersion festival».

Prima di frequentare il corso CPO hai svolto un’esperienza all’estero. Quanto e come cambia il modo di pensare la propria carriera universitaria e lavorativa? C’è il rischio reale che dopo l’ltalia cominci a stare “un po’ troppo stretta”?

«L’esperienza in Australia mi ha cambiata, tanto, e tutte le mie scelte, universitarie e lavorative, ne sono state ovviamente influenzate. Viaggiando vieni in contatto con un’infinità di stimoli, ti si apre una gamma vastissima di possibilità che impari a filtrare e selezionare a seconda dei tuoi gusti e delle tue inclinazioni. Io ho capito che dopo la triennale volevo completare gli studi con una specialistica che unisse gli insegnamenti teorici ad una parte più pratica in cui vi fossero workshop e collaborazioni con le aziende: è per questo che poi mi sono iscritta a CPO.

Il rischio che ad un certo punto l´Italia possa stare stretta c’è, ma è anche vero che stando lontani da casa si riesce a rivalutare alcune cose che qui si danno per scontate. E che possono essere dei buoni “insight” per chi deve realizzare una campagna incentrata sui valori del territorio».

Qual è invece la tua attuale posizione all’interno della European Choral Association?

«Le mie mansioni consistono nel gestire le comunicazioni interne con membri ed iscritti e quelle esterne con partner e soggetti terzi. Mi occupo dell’organizzazione di eventi, conferenze e meeting e collaboro nella preparazione della newsletter e della rivista dell’associazione. Inoltre, mi occupo dell’analisi dei canali social e della strategia di comunicazione».

Quali sono le difficoltà e le cose da tenere sempre in mente nell’ organizzare eventi in posti molto diversi d’Europa come Spagna e Finlandia?

«Le difficoltà sono molteplici, culturali prima di tutto: molti fraintendimenti nascono da percezioni diverse dello stesso comportamento o concezioni differenti della stessa parola o frase. Nulla è scontato, tutto va specificato e in alcuni casi spiegato. L’aspetto logistico è fondamentale: avvalersi di un team di persone del luogo, studiare con loro la città, i percorsi che i partecipanti faranno, calcolarne le tempistiche, immaginare i possibili problemi che potrebbero avere.

Ultime, ma non per importanza, le difficoltà linguistiche: in molti conoscono l’inglese, ma ci si può ritrovare ad un festival in Ungheria a dover coordinare 30 volontari che parlano solo l’ungherese. Questo ti fa immaginare subito le difficoltà che si avranno con il pubblico. In questo caso per favorire la comunicazione si riscopre l’immenso potere delle illustrazioni e dei disegni!»

The Walking Marchesa

settembre 12, 2013

Molti di voi avranno visto “Una notte al museo“, e l’idea chiave della nostra campagna è all’incirca la stessa su cui si basa la trama del film. Ne hanno fatto un sequel, diretta conseguenza della gran quantità di vil denaro incassato. “Ha funzionato per Hollywood, possiamo provare anche noi a Pesaro”. Questi sarebbero stati i pensieri immediati che avrebbero dovuto affollare la nostra mente, sbraitando per avere la meglio sui loro confusi compagni, per essere i primi sulla linea di partenza. E invece i nostri neuroni hanno preferito farsi una lenta passeggiata su una strada panoramica fino al primo incontro con i professori destinati a seguire quel tortuoso ma affascinante itinerario di pensiero. L’obiettivo era molto chiaro: richiamare abitanti di Pesaro di ogni età all’interno dei musei civici, rimessi a lucido per l’occasione. Di certo un museo non ha lo stesso appeal di una discoteca, ma quest’ultima a sua volta tende a essere un luogo anonimo e spoglio. Alcune serate può fare il botto di ingressi ma, altre volte, può essere deserta come le spiagge la mattina di Natale. Noi invece abbiamo avuto una fortuna, una persona speciale che incarnasse la passione per l’arte, la volontà di tendere una mano ai giovani e l’amore per la propria città, Pesaro. Concentrandoci sulla marchesa Vittoria Mosca, simbolicamente madrina dei musei, ci siamo convinti a riportarla in vita, su internet così come tra le vie della città. Tre ragazze, tanto belle quanto simpatiche, hanno accettato di aiutarci nella nostra missione. La trattativa si è conclusa velocemente mettendo sulla tavola l’offerta di un aperitivo. Uno spritz può risvegliare i morti? No, ma può far camminare una marchesa!

Le marchese

Una volta arruolate le tre nobildonne per la nostra performance, abbiamo dovuto fare rifornimento ai suddetti neuroni per fargli macinare chilometri. La strada da seguire è stata sempre in equilibrio tra ironia e intento pedagogico. Il profilo Facebook ci ha permesso di generare un incuriosito passaparola tra i ragazzi più giovani e, nonostante qualche intraprendente giovanotto abbia tentato di flirtare con noi, la strategia ha funzionato. Il giorno dell’inaugurazione parecchie persone hanno riconosciuto le nostre ragazze, facendo riferimento al profilo e ai contenuti in esso pubblicati. Ogni giorno, noi tre cpottini, ci siamo riuniti telematicamente per inventare storie, commenti, stati ed immagini che preparassero la popolazione al grande evento cittadino e li invogliasse a riscoprire i musei che hanno sempre avuto a portata di mano. Palazzo Mosca, sede dei musei, è anche però leggermente nascosto rispetto al centro cittadino. Questo difetto intrinseco è stato trasformato in un vantaggio, fornendo alle marchese il pretesto per attirare i passanti. Dopo più di cento anni non è facile fare ritorno al proprio palazzo, molto meglio chiedere informazioni. E visto che ormai chiunque ha uno smartphone in tasca o nella borsa… Pesaresi 2.0 armatevi di Facebook mobile e Mappe e riconducete la marchesa a casa!

Il nome per la campagna (“R aggiungimi“) è stato ideato con la volontà, ancora una volta,di richiamare al contempo l’immaginario legato ai social network e l’invito a visitare di persona ai musei. Tale headline ha tappezzato le strade di Pesaro nei dieci giorni precedenti all’evento promosso. Non ci siamo però accontentati di una semplice richiesta scritta; abbiamo preferito optare per un rischioso ma intrigante messaggio criptico: una mappa antica del centro della città con un velato indizio circa l’ubicazione dei musei.

R aggiungimi

Per sapere com’è andata il 14 luglio, abbiamo posto alcune domande direttamente a Vittoria Mosca, lieta di inserirsi tra le interviste dei laureati Cpo di successo (loro sì in carne e ossa).

 

Signora marchesa, allora in quella calda domenica di luglio non c’è stato nessun intoppo? Ogni persona l’ha seguita senza esitazioni?

Sarei disonesta se le rispondessi affermativamente, caro mio. Quel vestito era indubbiamente di grande bellezza ma in egual misura pesante! E’ stata una bella faticaccia. E non creda che ogni singolo mio concittadino mi abbia riconosciuto immediatamente… Alcuni sono persino fuggiti spaventati o mi hanno scansato credendo che volessi vendergli uno dei rigogliosi fiori del mio bouquet!

 

Addirittura?! Però solo su Facebook è riuscita a postare sul suo profilo un centinaio di foto con sorridenti persone di ogni età.

Le ho elencato i pochi inconvenienti di quella indimenticabile giornata, ma potrei parlarle per ore dei lati positivi e dei bei momenti. Mi limito a rammentare i moltissimi bambini affascinati dalla mia eleganza e dal mio portamento, i simpatici ragazzi che mi hanno aggiunto immediatamente sul loro Smarfon e le persone più anziane che conoscevano la mia vita quasi meglio di me!

 

Insomma un’esperienza che rifarebbe volentieri qualora i musei avessero ancora bisogno della loro supereroina? Ci può anticipare se ha qualche progetto in cantiere, magari un film Marvel tutto per lei?

Un cosa, scusi? Ebbene, farei qualsiasi cosa per i musei civici di Pesaro e sono orgogliosa dei tanti complimenti ricevuti per il mio ritorno in città e per la grande affluenza nelle visite alle opere d’arte. D’altra parte credo sia giusto che ad assaporare nuovamente il calore della gente sia uno dei miei cari amici legati per vari motivi a Pesaro. Gioachino Rossini, ad esempio. Sono certa che sarebbe entusiasta di aiutare l’ambiente artistico della città.

 

Andrea Biolcatti – Giovanna Bottino – Alessandro Pedini

Le vincitrici del concorso guerriglia per Pesarofilmfestival 2013 raccontano

luglio 21, 2013

Siamo Doris, Celeste ed Agnese, abbiamo 23 anni e veniamo da Roma, Terni e Pescara. Proveniamo da università e percorsi di studi molto diversi, eppure fin dai primi esperimenti di questo corso di laurea, con l’aiuto e l’organizzazione dei nostri professori, abbiamo capito che le nostre diversità non avrebbero fatto altro che aumentarne la creatività e il divertimento. Accumunate dalla stessa passione per il cinema, abbiamo partecipato al primo incontro con i responsabili del Festival, dal quale ne siamo uscite con incertezze, ma tanta curiosità. Il tema “Fuori Norma” e il cinema Indipendente ci hanno fatto pensare fin da subito a molte cose, grandi ed elaborate. Forse talmente tanto da uscir fuori dal vero spirito della guerriglia.
Dopo le prime bozze e i primi progetti, abbiamo deciso di porre al centro della scena le persone e i cittadini di Pesaro e cosa avrebbero detto del Cinema Fuori Norma. Abbiamo pensato pensato e pensato e anche grazie all’aiuto dei nostri professori e alla partecipe disponibilità del Professor Livi, ci siamo chiesti: “E se domandassimo alle persone di pensare?” In un attimo abbiamo immaginato i pensieri e le riflessioni della gente sparsi per la città e che questi potessero essere letti in qualsiasi momento dai propri autori e da tutti gli altri. Ci servivano dei mezzi semplici e creativi per i partecipanti. E noi i nostri mezzi li abbiamo trovati nella carta e nella strada. Fissare le parole di tutti su carta e per le strade per portare le persone al Festival o almeno per accorciarne le distanze. E’ nata così l’idea degli sticker e che questi potessero creare un vero e proprio percorso stradale per i principali punti del Festival.
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Abbiamo impiegato due settimane e tutte le risorse possibili per trovare i materiali adatti, abbiamo setacciato cartolibrerie e tipografie della città e dintorni, avevamo tester ovunque, dovevamo trovarli bianchi, pratici e che potessero resistere agli agenti atmosferici. Fino a trovare la soluzione in una ferramenta. Il primo giorno di Guerrilla è stato un esperimento condiviso: io, Celeste ed Agnese siamo state affiancate dal Professor Livi e dai molti amici e compagni di università. Eravamo armate di sticker, brochure con le info del contest e pennarelli e ci domandavamo come iniziare, come convincere le persone e cosa dirgli. Fissato il cartello di start, ho rotto il ghiaccio con il primo sticker; abbiamo iniziato a fermare i passanti, i ragazzi del liceo, dell’università, adulti e persone di altri paesi. Fin da subito la risposta è stata molto positiva, le persone che fermavano erano incuriosite dai quadrati bianchi che irrompevano sulla via principale di Pesaro ed erano spinti a partecipare dalla facilità del compito. Poi alcuni hanno iniziato a fermarsi spontaneamente e a chiederci cosa pensavamo della loro parola e se avessero potuto metterla, come se avessero timore che fosse troppo personale; eravamo riuscite nel nostro intento! Il serpente di sticker cresceva a vista d’occhio, ma io e le mie compagne guerrillere abbiamo dovuto affrontare un grosso nemico: fin dalla seconda giornata di lavoro il brutto tempo e la continua pioggia hanno spazzato via tutte le nostre parole. Ma le nostre parole erano già state tutte fotografate e postate online; una giornata di sole è bastata ad asciugare la strada e a ricominciare. Abbiamo riniziato e nel giro di pochissimo abbiamo percorso e tracciato metri e metri di parole “Fuori Norma”, la curiosità delle persone aumentava e con loro riflessioni e pensieri personali, politici, universali e sul cinema.
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Queste hanno contribuito ad arricchire ancor di più l’esperienza della Guerrilla resa possibile dalle mie compagne Andrea Celeste Francesconi e Agnese Di Giovanni, dall’attenta e quotidiana disponibilità del Professor Marco Livi, dal supporto e l’incoraggiamento della Professoressa Roberta Bartoletti, da tutta l’organizzazione del Festival del Cinema di Pesaro, dal responsabile organizzativo Cristian Della Chiara e da tutti i nostri amici del Cpo.
Doris Pesce

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Le vincitrici con Marco Livi, art director de la COLONIA della comunicazione


Il video realizzato da A. Celeste Francesconi

tempi duri, anche per le marchese

luglio 13, 2013

guardate un po’ cosa capita alla nostra nuova amica, non ci sono più i gentiluomini di una volta!

non se lo merita proprio, voi non vi comporterete certo così male con la marchesa Vittoria, verooo??? quindi domani, 14 luglio, tutti cortesi con la marchesa, che si aggirerà per le vie di Pesaro chiedendo supporto ai passanti per…

una marchesa si aggira… (anzi tre)

luglio 10, 2013

… per le strade di Pesaro.
Sembra sperduta, sorpresa, disadattata – ma se la seguite vedrete che non lo è.

Sta cercando la strada di casa, la sua casa di famiglia. Dove oggi sono ospitati i Nuovi musei civici di Pesaro, che inaugureranno la loro nuova veste il prossimo 14 luglio.

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La marchesa Vittoria Mosca, le sue gesta, bronci, appuntamenti galanti, battute… sono il risultato del lavoro creativo del gruppo di studenti Cpo vincitori del bando di concorso promosso dal Comune di Pesaro, settore Cultura, e da Sistema Museo, per la promozione dei nuovi musei civici.

L’obiettivo della campagna non convenzionale, integrata con la comunicazione istituzionale dei Nuovi musei, è quello di riavvicinare i cittadini pesaresi al loro museo, di farlo sentire come una nuova casa, pronta ad accoglierli con le sue bellezze in parte ancora da scoprire. La marchesa domenica 14 luglio sarà in città per chiedere una mano a ritrovare la sua casa, il suo museo, la casa dei pesaresi, il loro (rinnovato) museo.

Chiedete l’amicizia alla marchesa, viene da altri tempi ma sta imparando a usare i social cosi.

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Progetto e realizzazione di Alessandro Pedini Andrea Biolcatti Giovanna Bottino, per la COLONIA della comunicazione, Cpo Uniurb.

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Aggiornamento:
la marchesa rimbalza sui vari media:
il mattino.it, 10 luglio 2013
Il messaggero, 10 luglio 2013
UniurbPost, 11 luglio 2013