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Immaginari in mostra

febbraio 7, 2008

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A Roma diverse mostre interessanti dal punto di vista dell’immaginario contemporaneo e dell’intreccio fra forme pop, mediali e linguaggi artistici. Qualcuna c’è, altre non più ma vale la pena vedere di cosa si tratta. Prendere appunti.

La prima Supermodels II: real vs unreal (Galleria Lipanjeputin) indaga sulle declinazioni del tema della bellezza. Il promo-video qui.

La seconda Stories from the wonderland #2 (Galleria Dorothy Circus) è dedicata ai movimenti recenti dell’arte contemporanea: pop surrealism e lowbrow. Il promo con la descrizione della mostra e del progetto espositivo più generale della galleria è da vedere e sentire, sempre qui ma da cercare nella finestrella di fianco.

Poi Inconoclast Game (Museo Boncompagni Ludovisi): cercare il video promo nello stesso posto perchè il curatore Lorenzo Pizzanelli e Fariba Ferdosi (regista iraniana) spiegano benissimo il gioco simbolico (ma anche politico e culturale) della distruzione delle immagini (paradosso dell’immaginario) e della responsabilità dello spettatore.

Less. Strategie alternative dell’abitare (Pac, Milano). Basti vedere il video di Mircea Cantor, The landscape is changing per capire. Sentire cosa dice la curatrice Gabi Scardi.

Spirito del tempo. Spunti per osservare l’immaginario in carica. Parte 2

gennaio 30, 2008

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La seconda serie di osservazioni ci porta alle dimensioni postumane e postorganiche (manipolabilità, anche e soprattutto dei media) rappresentano il corpo (De Paulis, Intini, Preti, Tienforti, Zago) e la bellezza (De Marzo, Rossini, Santoro, Turatti). Là dove vediamo un corpo come piattaforma comunicativa, plasmabile e sofferente (come simbolica della deformazione in Cunningham), o ibridato (Barney), o ancora mutato/mutante (dal body building, ai fumetti alla fiction, all’arte con Patricia Piccinini ), e infine pornografico (esposto e ben espresso dall’iconografia orientale), vediamo anche il corpo svincolato dalla corporeità: nell’immagine-immaginario del robot (nella pubblicità, nel video clip, nella moda), nella chirurgia plastica (programmi tv, fiction) fino alla sua dissoluzione nella rete come corpo-avatar. La bellezza, dal canto suo, segue i processi del corpo e le sue ambivalenze. Immagini e immaginario della bellezza sembrano oggi quelli dei canoni seriali (differenza senza valore della bellezza mainstream – dalla tv alla Beecroft), della progressiva femminilizzazione, della dialettica bellezza-dannazione (Moss), bellezza-intelligenza fino al culto della bellezza sintetica ed eccessiva (dalla campagna Dove fino ai beautiful avatar di 01.org tanto per fare un solo esempio).

In questo contesto si individua un immaginario della diversità (Abbatini, Chironi, Pillai, Ruocco, Sforza) che declina ancora, e in accordo con l’idea di femminilizzazione e dei suoi parametri estetici, nella diversità sessuale e in particolare nell’affermarsi dell’immaginario omossessuale (maschile e femminile nella fiction e nella pubblicità con grande evidenza) e nella convergenza (estetica e di superficie) dei generi. Lo scenario è quello urbano e di figure che vanno dal “metrosessuale”, a drag king e drag queen. Diversità è anche razziale dove però le razze con cui si confronta l’immaginario sono quelle mutanti e delle diverse abilità (ancora cinema, fumetti, cartoni, giochi online).

Dal punto di vista delle relazioni (Canu, Cinelli, Falanga, Melideo, Quaresima, Torcoletti) abbiamo a disposizione una memoria dell’immaginario che dà conto delle trasformazioni di relazioni come l’amicizia (telefilm dagli anni ’70 ai nostri giorni), la coppia e famiglia (dink, coppie via cavo, spin-dating) legittimazione cioè, almeno nell’immaginario, di modalità “altre” per pensare e costruire i rapporti. Relazioni in rete e social network come forme centrate sulla comunicazione (ad esempio il caso shyno) e rese visibili anche graficamente da mappe (Facebook ad esempio), da alberi genealogici, da forme neotribali e linguaggi spettacolarizzati della moltitudine (al posto della massa). Nuove dialettiche corpo/linguaggio che esprimono al meglio l’amore come medium, come mezzo di comunicazione simbolicamente generalizzato e, in definitiva, come forma senza contenuto (Badoo, meetic.it , ecc.).